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LA TRUFFA DELL'ACQUA MINERALE (16/09/2008)
La fonte è sicura. La CocaCola ha dovuto ammettere che nelle sue bottiglie di acqua minerale Dasani commercializzate in Inghilterra non c'era altro che acqua di rubinetto: prelevata dall'acquedotto pubblico della contea del Kent e venduta a un prezzo 3.166 volte più elevato. Una truffa. Per la multinazionale di Atlanta è una figuraccia mondiale. Ma è un'altra la vera notizia: l'acqua prelevata dall'acquedotto e imbottigliata con il marchio Dasani è buona (se non fosse che per «purificarla» è stata addizionata con bromato, una sostanza cancerogena, e quindi clamorosamente ritirata dal mercato). Morale: mediamente, e non solo nel Kent, gli acquedotti forniscono un «prodotto» che non ha nulla da invidiare alle acque minerali più fashioned.

Ubriachi di minerale

In Italia la situazione potrebbe essere anche migliore, se non fosse che l'acqua del rubinetto a noi non piace proprio. Eppure. La legislazione italiana ha parametri molto restrittivi per l'acqua di rubinetto (circa 200) e più generosi (solo 48) per l'acqua minerale. Un esempio su tutti: la concentrazione massima di arsenico nella minerale fino a poche settimane fa poteva ancora essere di 50 microgrammi/litro (tre anni fa arrivava a 200, quando l'Oms dal 1993 ne ha fissato il limite a 10), mentre dal rubinetto da tempo non può uscire acqua con più di 10 mg/l di arsenico. Dunque l'acqua di casa è più sicura. E più trasparente: sulle etichette non c'è traccia delle 19 sostanze che dovrebbero essere controllate molto attentamente, come arsenico, cadmio, nichel, cromo trivalente e nitrati. Quanto ai nitrati, la legge dice che per i neonati l'acqua non può contenere una concentrazione di nitrati superiore a 50 mg/l, ma dice anche che se ne contiene fino a 10 mg/l il produttore puo spacciarla come «particolarmente adatta per la prima infanzia». Significa solo che è inquinata, ma meno delle altre. Eppure gli italiani vantano il primato mondiale dei consumi di acqua minerale: 172 litri all'anno a testa (260 euro di spesa per famiglia). Complessivamente sono più di 11 miliardi di litri prelevati quasi gratuitamente da 180 fonti pubbliche e imbottigliati a prezzi esorbitanti con oltre 280 marche: un metro cubo di acqua potabile costa 43 centesimi di euro, un metro cubo di minerale tra 300 e 500 euro.

Una legge che fa acqua

Il settore nel 2002 ha registrato un fatturato di 5.500 miliardi di vecchie lire; con investimenti pubblicitari che non hanno uguali per nessun'altra bevanda (290 milioni di euro), tanto che oggi passeggiare con mezza minerale nella borsa è diventato un must per sentirsi giovane sana e snella.Il mercato è in mano a pochi gruppi che concentrano i tre quarti della produzione totale: San Pellegrino/Nestlé, SanBenedetto Italaquae/Danone, Uliveto/Rocchetta, Spumador, Norda e San Gemini. Una lobby capace di «convincere» il legislatore a tutelare più il business che la salute. Logico che con questa capacità di spesa Mineracqua, la Confindustria delle acque, eserciti una forte capacità di «persuasione» sui media. Esemplare l'incidente provocato da Oliviero Beha che sulla Rai ha osato sfidare il presidente di Mineracqua, Ettore Fortuna, il quale ha preso carta e penna rivolgendosi alla Sipra (concessionaria di pubblicità) per minacciare di «rivedere la nostra strategia pubblicitaria». L'opera di rimbambimento collettivo utilizza anche metodi più sofisticati. Dunque non bisogna stupirsi se un giornalista Rai, Alessandro Di Pietro, può intervistare Fortuna e fare da testimonial della San Gemini. E che dire della Fiuggi, che dopo la chiusura di un pozzo nel giugno 2003 (pieno di tetracloroetilene) ha continuato a vendere e pubblicizzare l'acqua Bonifacio VIII, dal nome del pozzo avvelenato?Spiace che si sia fatto convincere da Mineracqua anche un uomo di scienza come il ministro della sanità Girolamo Sirchia, il Torquemada del salutismo di stato che lo scorso 23 dicembre ha emanato un decreto ministeriale a tutto vantaggio di circa 200 marche di acque minerali, inquinate e tutt'ora nei supermercati. Il decreto natalizio, che dovrebbe recepire la direttiva 2003/40/CE, infatti ha introdotto una soglia di tolleranza per alcune sostanze chimiche prodotte dall'inquinamento che prima erano assolutamente vietate. Si tratta di un provvedimento di cui non c'è traccia nella legislazione europea. Dunque, se già l'acqua del rubinetto era più sicura, ora è addirittura consigliabile per non ingurgitare tensioattivi, oli minerali, antiparassitari, policlorobifenili e idrocarburi. «Il ministro - spiega Loredana De Petris, senatrice dei Verdi - ha introdotto una soglia di tolleranza per alcune sostanze tossiche grazie alla quale le grandi aziende produttrici di acque minerali possono continuare a immettere sul mercato prodotti altrimenti fuorilegge».Ma perché lo ha fatto? Semplicemente per risolvere una situazione imbarazzante che si è venuta a creare in seguito a un decreto del ministero della salute del 31 maggio 2001, quello che imponeva l'assenza di sei pericolose sostanze chimiche che sono indice dell'inquinamento della falda. Da quel momento 11 procure hanno dichiarato fuorilegge 200 marchi (su 280) che non rispettavano gli obblighi di legge, indagando anche alcuni laboratori di analisi compiacenti con la lobby dei produttori. Il contenzioso adesso è chiuso e le acque minerali inquinate sono tornate miracolosamente pure per decreto, anche se continuano a pescare in fonti che sgorgano nei pressi di campi coltivati, industrie o autolavaggi (in Alto Adige, Lombardia, Veneto, Piemonte, Lazio, Molise, Puglia e Basilicata).

Un altro delitto impunito si consuma nel sottosuolo, forse il più scandaloso. Le carte della Regione Lombardia, la regione con più fonti, parlano chiaro: fino al 2003 le industrie pagavano l'acqua appena 0,003 lire al litro, cento volte meno di quello che un normale cittadino paga l'acqua del rubinetto. Eppure, ironizza Ezio Locatelli, il consigliere regionale del Prc che si batte contro l'imbroglio delle bollicine, «il quadro normativo dice che le risorse idrominerali sono un bene pubblico, fanno parte del patrimonio indisponibile della regione e il loro uso deve essere improntato all'interesse pubblico». E allora non si capisce come sia possibile che in calce alle concessioni «regalate» ad alcune famose minerali figuri la scritta perpetua: significa che alcune multinazionali possono accumulare miliardi vendendo l'acqua di tutti, per sempre, come la San Pellegrino (Nestlé), una delle acque più famose nel mondo, che fino al 2002 pagava 5 milioni e 270 mila lire all'anno per la concessione; e fanno quasi impressione i 33 milioni e 464.500 lire all'anno sborsati per imbottigliare la Levissima (ancora Nestlé). In Lombardia qualcosa di buono è stato fatto. «Oltre al tradizionale canone stabilito sulla base dell'estensione dell'area di concessione - spiega Locatelli - siamo riusciti a imporre un importo proporzionale alla quantità di acqua imbottigliata».

Uno scandalo perpetuo

Una lira al litro, tassa che ha fatto infuriare Mineracqua. Fatti i conti, se nel 2001 la Lombardia incassava dalle industrie la miseria di 260 milioni di lire l'anno, da luglio 2003 incassa 1 milione e mezzo di euro. Una miseria comunque. Tanto più che oggi le industrie pagano alla Regione solo l'acqua imbottigliata (3 miliardi di litri) senza sborsare 1 euro per gli altri 7 miliardi sprecati nelle fasi di lavorazione. Molto altro resta da fare. Far pagare il prelevato e non solo l'imbottigliato, abrogare le concessioni perpetue, adottare norme antitrust e disincentivare l'utilizzo delle bottiglie di plastica (in Lombardia si vendono 562 milioni 891.000 bottiglie di vetro contro 1 miliardo 936.410 bottiglie di plastica). E' assurdo poi che lo smaltimento di tanta plastica sia a carico della collettività: la Regione nel 2001 ha sborsato 50 miliardi di lire per smaltire bottiglie di plastica. Vuol dire che i soldi delle concessioni delle fonti non bastano neppure per pagare un decimo di quanto occorre per liberarsi dei vuoti (5 miliardi di bottiglie ogni anno, che arrivano sui punti vendita con 280 mila viaggi su Tir). E chissà cosa direbbero i consumatori se sapessero che esistono acque così scadenti che ci sono aziende produttrici di platica che acquistano le fonti solo per vendere le bottiglie...Quando non sono idrocarburi, capita che siamo convinti di comprare acqua e invece ci hanno venduto solo una bottiglia di plastica.

www.ilmanifesto.it

Acceleratore del Cern: si balla in attesa della fine del mondo (09/09/2008)
In attesa della fine del mondo, ovvero del micro-buco nero che secondo alcuni verrà creato dalla messa in funzione dell'Lhc (large hadron collider) del Cern, il grande laboratorio di Ginevra sulla fisica delle particelle, godiamoci un video che sta spopolando su YouTube.
L'ha creato Kate McAlpine, 23 anni, laureata in fisica in Michigan e poi ricercatrice al Cern. Per il suo Rap ha fatto ballare veri scienziati e tecnci del laboratorio, e dentro la caverna circolare, di 27 chilometri che ospita l'anello criogenico entro cui gireranno, da dopodomani, i fasci di protoni che si scontreranno dentro i grandi rivelatori (L'Atlas e il Cms) generando condizioni simili a quelle del big bang primordiale.
Nuclei che si spaccano, e quindi con la possiblità di guardarci finalmente dentro, dentro alcuni segreti del nostro universo.
Evidentemente Kate e i suoi non hanno paura della fine del mondo.

Scienziati sperano in sorprese nell'esperimento del Big Bang (08/09/2008)
GINEVRA (Reuters) - Gli scienziati coinvolti nello storico esperimento del "Big Bang" che inizierà in settimana sperano che il tutto si trasformi in una grossa sorpresa sull'universo e le sue origini, ma respingono l'idea che possa portare alla fine del mondo.

Robert Aymar, fisico francese che presiede il centro di ricerca del Cern, ha previsto che le scoperte che emergeranno dal progetto da 6,4 miliardi di euro porteranno grossi vantaggi alla società.

"Se qualcosa di quello che ci aspettiamo di trovare non ci sarà e se le cose non andranno come previsto, sarà ancora più stimoltante perché significa che abbiamo capito meno di quello che pensavamo sulla natura", ha detto il fisico britannico Brian Cox.

"Quello che mi piacerebbe vedere è l'inaspettato", ha detto Gerardus t'Hooft dell'Università del Michigan. Forse, ha suggerito, la macchina Large Hardron Collider (Lhc) al cuore dell'esperimento "ci mostrerà cose che non pensavamo esistessero".

Nel progetto che partirà mercoledì, gli scienziati hanno in programma di schiacciare insieme delle particelle per avvicinarsi alla velocità della luce all'interno del Large Hadron Collider e creare multiple mini-versioni del primordiale Big Bang.

I cosmologi sostengono che quell'esplosione di un oggetto delle dimensioni di una piccola moneta sia avvenuta circa 13,7 miliardi di anni fa e abbia portato alla formazione di stelle, pianeti e anche la vita sulla terra.

Un obiettivo chiave dell'esperimento del Cern è trovare l'"Higgs boson", dal nome dalla scienziato scozzese Peter Higgs che nel 1964 ha individuato la particella come quella che ha reso possibile l'universo.

Il Cern, centro europeo per la ricerca nucleare, spiega che i suoi ricercatori chiave -- e altri impiegati -- sono stati inondati da e-mail con i timori sull'esperimento.

Ci sono paure che possa creare "buchi neri" in grado di risucchiare il Cern, l'Europa e l'intero pianeta, o che aprirà la strada a esseri di altri universi che possano invadere la terra.

Gli scienziati respingono prospettive del genere.

"L'Lhc ci consentirà di studiare nel dettagli quello che la natura sta facendo intorno a noi", spiega Aymar, che guida il Cern da cinque anni. "La macchina è sicura e qualsiasi suggerimento che possa essere un rischio è pura fiction".

ARTHUR C. CLARKE:NON CREBBE MAI MA NON SMISE DI CRESCERE (22/03/2008)
Lo scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke è stato sepolto oggi nello Sri Lanka, suo paese d'adozione, che si è fermato per il "titano".

Clarke, nato in Gran Bretagna, noto soprattutto per "2001: Odissea nello spazio", è morto a 90 anni per una crisi cardio-respiratoria che i medici hanno collegato alla sindrome post-poliomelite che lo aveva relegato per anni su una sedia a rotelle.
Arthur C. Clarke, il celebre autore di 2001: Odissea nello spazio, aveva compiuto 90 anni il 16 dicembre. Pochi giorni prima, il 5, aveva inviato agli amici un video con il bilancio della sua vita. Ne pubblichiamo il testo.

Salve! Sono Arthur Clarke. Vi parlo da casa mia a Colombo, Sri Lanka.

Mi avvicino al mio novantesimo compleanno e i miei amici mi chiedono come ci si sente dopo 90 orbite intorno al Sole.

Be', in realtà non mi sento diverso da quando avevo 89 anni!

Naturalmente alcune cose mi ricordano che in effetti sono diventato vecchio. Come disse Bob Hope, «sai che stai diventando vecchio quando le candeline costano più della torta!»

Sono ora assolutamente contento di farmi da parte e stare a vedere come cambieranno le cose. Ma c'è anche un aspetto triste nel vivere così a lungo: la maggior parte dei miei coetanei e dei vecchi amici se n'è già andata. Ma ha lasciato molti ricordi che rievoco con affetto.

Ormai passo buona parte della mia giornata sognando i tempi passati, i presenti e i futuri. Mentre tento di sopravvivere dormendo 15 ore al giorno, ho tempo in abbondanza per godermi sogni molto lucidi. Essere completamente bloccato su una sedia a rotelle non impedisce alla mia mente di vagare per l'universo: semmai è vero il contrario!

Nel corso della mia vita ho avuto la grande fortuna di realizzare molti miei sogni! Crescendo negli anni Venti e Trenta, non mi sarei mai aspettato di veder accadere così tante cose nell'arco di pochi decenni. Noi «cadetti spaziali» della British Interplanetary Society passavamo tutto il tempo libero parlando di viaggi spaziali, senza immaginare che ciò sarebbe avvenuto nel nostro futuro.

Ancor oggi faccio fatica a credere che abbiamo appena celebrato il cinquantesimo anniversario dell'Era Spaziale! Abbiamo ottenuto un grande risultato in quel periodo, ma l'«Età d'oro dello spazio» è soltanto all'inizio. Dopo mezzo secolo di sforzi finanziati dai governi, stiamo ora assistendo all'emergere del volo spaziale commerciale.

Nei prossimi cinquant'anni, migliaia di persone viaggeranno fino all'orbita terrestre, e da lì fino alla Luna e oltre. I viaggi spaziali - e il turismo spaziale - un giorno diverranno normali quasi come volare verso località esotiche del nostro pianeta.

Le cose stanno cambiando rapidamente anche in molti altri settori della scienza e della tecnologia. Per fare soltanto un esempio, la copertura mondiale dei telefoni cellulari ha da poco superato il 50%: vale a dire 3,3 miliardi di abbonamenti. Questo traguardo è stato raggiunto in poco più di un quarto di secolo da quando fu attivata la prima rete cellulare. Il telefonino ha rivoluzionato le comunicazioni umane e sta trasformando l'umanità in una famiglia globale che chiacchiera ininterrottamente!

Che cosa comporta tutto questo per noi, come specie?

Le tecnologie di comunicazione sono necessarie, ma non sufficienti a creare un dialogo tra noi umani. E' per questo che abbiamo tuttora tante liti e tanti conflitti nel mondo. Gli strumenti della tecnologia ci aiutano a raccogliere e disseminare informazioni, ma ci servono anche qualità come la tolleranza e la compassione per raggiungere una maggiore comprensione fra popoli e fra nazioni.

Confido nell'ottimismo come principio guida, se non altro perché ci offre l'occasione di creare una profezia che si autoavvera. Per cui spero che abbiamo imparato qualcosa dal secolo più barbaro della storia: il ventesimo. Vorrei veder superare le nostre divisioni tribali e cominciare a pensare ed agire come se fossimo un'unica famiglia. Quella sarebbe vera globalizzazione...

Mentre completo 90 orbite, non ho rimpianti e non ho più ambizioni personali. Ma se mi fossero consentiti tre soli desideri, sarebbero questi.

Prima di tutto, vorrei vedere qualche prova di vita extraterrestre. Ho sempre pensato che non siamo soli nell'universo. Ma stiamo ancora aspettando che gli E.T. ci chiamino o ci mandino qualche segno. Non possiamo immaginare quando ciò possa avvenire, ma spero che avvenga prima, piuttosto che dopo!

In secondo luogo, vorrei vederci rinunciare alla nostra attuale dipendenza patologica dal petrolio e adottare fonti d'energia pulita. Da oltre un decennio seguo vari esperimenti sulle nuove energie, ma non hanno ancora prodotto risultati su scala commerciale. Il cambiamento del clima ha ora aggiunto un nuovo senso d'urgenza. La nostra civiltà dipende dall'energia, ma non possiamo permettere al petrolio e al carbone di arrostire lentamente il nostro pianeta...

Il terzo desiderio è più vicino a casa mia. Vivo nello Sri Lanka da cinquant'anni, e per metà di questo periodo sono stato triste testimone di un conflitto amaro che divide il mio paese d'adozione.

Desidero fortemente che si stabilisca una pace duratura nello Sri Lanka il più presto possibile. Ma so che la pace non può essere semplicemente desiderata: richiede tanto duro lavoro, coraggio e tenacia.

***

A volte mi chiedono come vorrei essere ricordato. Ho avuto una carriera molto varia come scrittore, esploratore subacqueo, promotore dello spazio e divulgatore scientifico. Fra tutti questi ruoli, vorrei essere ricordato maggiormente come scrittore: come qualcuno che ha intrattenuto i propri lettori e, spero, ha anche ampliato i confini della loro immaginazione. Qui è Arthur Clarke, che vi dice grazie e addio da Colombo!

Clarke ha lasciato scritto che per il suo funerale non ci fosse "assolutamente alcun rito religioso di alcun genere". Ha inoltre chiesto di scrivere sulla sua lapide: "Qui giace Arthur Clarke. Non crebbe mai, ma non smise di crescere".
(fonte: La Stampa)

Addio Zampetti "cummenda della Terza C" (28/10/2007)
MILANO
L’attore Guido Nicheli è morto ieri all’ospedale di Desenzano del Garda per un ictus. Era celebre come «il Zampetti», il cummenda milanese per antonomasia, personaggio che ha fatto la sua fortuna con tanto di fans club.

Guido Nicheli è riuscito a morire senza invecchiare, perché i cummenda hanno da sempre la stessa indefinita mezza età, sono stempiati da anni e hanno la parlata finto giovanile che toglie coordinate: «Hei animali, levate l’ancora, do you understand?». Parlava così, anche fuori copione perché le battute gliele hanno scritte addosso e le sapeva portare, con quell’accento lombardo diventato dopo di lui un modo di essere, un concentrato di Anni Ottanta che ha resistito al politicamente corretto.

Il Dogui se ne è andato ieri, colpito da un ictus, il commendator Camillo Zampetti ha dato il suo addio in Vita Smeralda, uscito la scorsa estate, la sua stagione. È comparso, per tutti, dentro Ecceziunale veramente, nel 1982. Ancora senza nome, nel cast è semplicemente definito «uno snob» e chiede a Boldi, che sta dietro il bancone del bar: «Due ana, capito? Due ana, due analcolici, dai vieni giù dalla pianta». Il tipo che non sai se odiare o prendere per i fondelli, talmente sopra le righe da non essere mai considerato sul serio: arricchito, razzista, donnaiolo e ignorantello, ma abbastanza viveur da saper citare Françoise Sagan, come succede in Sapore di mare. Se la cava sempre, il proprietario della «fabbrichetta» che non legge i libri, ma le quarte di copertina e bastano per stare in società. Quello che «ho mandato la moglie, la titolare, a sgonfiarsi in clinica» e si presenta con amante al seguito, troppo appariscente per dare fastidio. Virna Lisi, che in Sapore di mare l’aveva sposato, cerca di fargli ricordare i tempi dell’amore in macchina e lui: «Ma cosa avevo? Un Alfone 1900 o l’Aurelia Spider? No, la Porsche, auto di grande libidine». E lei si gira dall’altra parte, perché non c’è altro da fare. Come lo zittisci uno che tanto non ascolta, che vive in una dimensione a parte dove a tutti, almeno una volta, è capitato di stare: sdraiati a bordo piscina, con l’aperitivo in mano e le olive a fianco, circondati da un lusso posticcio da vorrei ma non posso. Zampetti è la Milano da bere che va in vacanza a Cortina d’inverno e in Costa Azzurra d’estate, con qualche fine settimana a Forte dei Marmi. E quando i cummenda si sono apparentemente estinti, lasciando il posto a signorotti più tronfi ed eleganti, che avevano pure bisogno di darsi un tono con conversazioni intellettuali, lui è rimasto lì. Con i pantaloni rossi e l’istinto di maltrattare i camerieri.

Il Dogui vero viveva vicino a Brescia, ma spesso lui e il suo soprannome da Salone del mobile giravano in qualche locale milanese, con il giubbotto scamosciato che si usa solo lì e tutti a chiedergli di rifare il papy della Terza C, il papà di Sharon Zampetti, bellona classica e bionda «la più carina, la più cretina», come ha cantato Venditti. Con quel telefilm è finito nei fan club, su You Tube ed è arrivato all’ultima generazione, quindicenni che lo imitano: «Dai ordine al tuo shangay di muoversi che devo dare il benvenuto nella splendida cornice», un vocabolario in bilico tra maleducazione e stupidità. Però restava a galla, in qualche modo inspiegabile risultava simpatico.

Nicheli si è tenuto il suo personaggio appiccicato, gli ha dato il successo e gliene era grato, non si sforzava mai di dimostrarsi diverso da quello stereotipo e anche se una volta, grazie a Dino Risi, ha ceduto alla prova d’attore con un ruolo drammatico in Lo scemo di guerra, è subito tornato alla vita da cummenda. Fino all’ultimo attracco in barca: «Lasciate spazio, io è dal ‘52 che pascolo qui».

CAPOLINEA - OSVANDO CAVANDOLI, IL CREATORE DE "LA LINEA" (08/03/2007)
Sabato 3 marzo, all'età di 87 anni si è spento a Milano Osvaldo Cavandoli, un pioniere del cinema d'animazione. Secondo per fama forse solo a Bruno Bozzetto, Cavandoli fu ammiratissimo in Italia e all'estero per aver creato la Linea, il personaggio di una serie di famosi spot per il Carosello degli anni '60 e '70 del secolo scorso.
Assurdamente con la fine del Carosello, nel 1977, questo esempio straordinario di umorismo e di stile - quasi di design, verrebbe da dire, tanto il segno che lo caratterizzava era semplice e astuto - non poté apparire più sui canali nazionali perché si riteneva che l'associazione tra il personaggio e il marchio della Lagostina (per il quale vennero all'epoca realizzati i Carosello) fosse troppo forte. L'apparizione della Linea, sostenevano alla Rai, sarebbe ancora valsa come pubblicità indiretta. Cavandoli si risolse allora a mandare all'estero i quasi cento filmati d'animazione da tre minuti che aveva realizzato, ottenendo anche in questo caso ovunque uno strepitoso successo.
Solo nel 1997 la trasmissione televisiva di Gad Lerner - "Pinocchio" - si sarebbe servita di nuovo della eccellente mano di Cavandoli, commissionandogli la sigla.
La morte di Cava priva il mondo del cinema d'animazione di un vero maestro, dotato di fine e grande umorismo e di un'umanità densa e speciale.

E' MORTO JOE BARBERA, IL PAPA' DI TOM & JERRY (18/12/2006)
All'età di 95 anni (era nato infatti nel marzo del 1911) si è spento Joseph Roland Barbera, detto Joe, notissimo autore e produttore di cartoni animati. Indimenticabile il suo sodalizio con William Hanna, che dette vita alla premiata ditta Hanna & Barbera, destinato a durare quasi cinquant'anni. Dei due Barbera si occupava maggiormente di trame e disegni, mentre Hanna pensava alla regia.

Probabilmente Tom & Jerry restano le sue creature più note, popolarissime anche in Italia. Ma non si possono dimenticare i Flinstones, l'Orso Yoghi e moltissimi altri (la produzione di Hanna & Barbera consta di migliaia di cartoni animati). Come suggerisce il suo cognome, Barbera aveva radici italiane: i genitori erano di origini siciliane.

Il celebre artista è morto il 18 dicembre per cause naturali nella sua casa di Studio City, a Los Angeles. L'annuncio è stato diramato dalla Warner Bros.
(www.lospaziobianco.it)

L'IRA DI LOU REED (18/12/2006)
"Factory Girl", il film di prossima uscita sulla Factory di Andy Warhol sta scatenando non poche polemiche fra i protagonisti di quell'epoca.

Dopo la minaccia di Bob Dylan di denunciare i produttori della pellicola per aver inserito nello script un personaggio chiaramente a lui ispirato, anche Lou Reed ha detto la sua. L'ex Velvet Underground, che con la sua band era resident della Factory alla fine degli anni '60, ha dichiarato tutto il suo disprezzo per il film. "E' una delle cose più disgustose e stupide, realizzata da un branco di ignoranti, che abbia visto da molto tempo a questa parte".
E ancora: "Non c'è limite a quello che la gente può fare per racimolare un po' di soldi".

"Factory Girl" racconta la storia della modella e attrice Edie Sedwyck (interpretata da Sienna Miller), frequentatrice della maison di Warhol e morta suicida a 28 anni.
(MTV.IT)

AVRIL LAVIGNE AD APRILE (18/12/2006)
Avril Lavigne ha rivelato il titolo del suo nuovo album.

La cantante canadese, impegnata nelle ultime fasi delle recording session, ha annunciato che il disco si intitolerà "The Best Dam Thing" e arriverà nei negozi ad aprile. La release sarà anticipata a febbraio dal singolo "Girlfriend". "Sarà un disco veloce, divertente, giovane e ribelle. Con solo tre canzoni lente", ha detto Avril, aggiungendo, "Non vedo l'ora di portarlo in giro dal vivo, perché queste canzoni sono fatte per essere suonate su un palco".
(MTV.IT)

SCISSOR SISTERS IN ITALIA (30/11/2006)
L'appuntamento con la band newyorkese più folle del globo è per il 5 aprile 2007 all'Alcatraz di Milano.
Se con il loro album d'esordio avevano venduto 2,5 milioni di copie proponendosi come una delle maggiori realtà soprattutto sul mercato inglese, i Scissor Sisters hanno raggiunto la consacrazione a livello internazionale con il nuovo lavoro "Ta-Dah", trascinato dal brano "I Don't Feel Like Dancin".

La hit è in classifica ininterrottamente da più di due mesi e ancora oggi svetta ai primi posti del Music Control delle radio italiane; l'album aveva già superato il milione di copie nel mondo solo grazie alle prenotazioni.

I Scissor Sisters dal vivo sono staripanti: arrivati al successo nel 2004 dopo 2 anni di tour nel Regno Unito, cominciando come supporter di Elton John, terminando come headliner del V Festival davanti a 75.000 persone, hanno iniziato anche il 2006 all'insegna del live. Dopo la pubblicazione di TAH-DA! hanno lanciato una prima serie di concerti in Gran Bretagna, terminata con una memorabile data alla Wembley Arena di Londra rigorosamente sold out.
(MTV.IT)

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